Ve lo ricordate l’eternit? Certo che sì. Mai nome fu più indovinato. Non per la sua durata ma per i problemi che avrebbe creato.
L’Eternit nasce agli inizi del secolo scorso e guadagna popolarità in breve tempo. Nel 1911 inizia la produzione di lastre e tegole. Nel 1928 inizia la produzione di tubi in fibrocemento, che fino agli anni settanta rappresenteranno lo standard nella costruzione di acquedotti. Nel 1933 fanno la loro comparsa le lastre ondulate, usate spesso per tetti e capannoni.
A partire dal 1984 le fibre di amianto vengono sostituite da altre fibre non cancerogene. Nel 1994 l’ultimo tubo contenente asbesto lascia la fabbrica. La commercializzazione di Eternit contenente cemento-amianto è cessata in Italia tra il 1992 e il 1994.
Negli anni sessanta, ricerche mostrarono come la polvere di amianto, generata dall’usura dei tetti e usata come materiale di fondo per i selciati, provoca asbestosi e una grave forma di cancro, il mesotelioma pleurico. Eternit e Fibronit continuarono tuttavia a produrre manufatti sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai. (fonte wikipedia)
E per il fotovoltaico? Sarà un problema smaltirlo in futuro?I materiali utilizzati saranno tutti completamente riciclabili, ma chi si farà carico dei costi?
Le aziende serie si avvalgono di consorzi di smaltimento seri e certificati. E per il costo? Perché ogni pannello che esce da queste fabbriche che in Italia ormai si contano sulle dita di una mano comprende già nei costi di produzione anche lo smaltimento gratuito a fine servizio.