Ho qualche cliente ben attento all’ambiente. Mi chiede nello specifico cosa succederà ai pannelli che installerà sul suo tetto a fine esercizio … (diciamo tra 30 anni… ). Quali saranno i costi di smaltimento? Quali i problemi ambientali?
Questa attenzione mi fa molto piacere. Perché? Perché denota un’amore per l’ambiente ed una visione di lungo periodo (che è quello che cerco di fare capire durante le mie consulenze), quando evidenzio che il rientro economico di un impianto (fotovoltaico o termico che sia) non sarà di certo una settimana o un mese. Ovviamente, a seconda della tipologia di impianto e del consumo specifico ci vuole qualche anno.
E’ un piacere leggere e vedere ogni giorno come in Italia si sfruttino le fonti rinnovabili e che il mercato del fotovoltaico, in particolare, è in crescita esponenziale. Dopo il boom del biennio 2010-2012, ad oggi copre ben il 7% del fabbisogno energetico nazionale.
In Italia solo oltre 100 milioni i moduli fotovoltaici installati. In termini di funzionamento, sappiamo inoltre che la durata media di un modulo fotovoltaico è di circa 25 anni, trascorsi i quali le sue prestazioni diminuiscono a poco a poco, rendendo prima o poi necessaria una sostituzione o lo smaltimento.
Ora, sebbene venga considerato da tutti come una tecnologia verde, ha un certo impatto ambientale legato al riciclo dei pannelli, perché i materiali nocivi contenuti in essi potrebbero danneggiare gravemente uomo e ambiente.
QUESTO SE NON VENGONO SMALTITI CORRETTAMENTE!!! Perché i materiali dei pannelli sono perfettamente riciclabili con le tecnologie giuste.
Un pannello fotovoltaico è composto principalmente da celle di silicio cristallino sigillate tra due lastre di plastica. Inoltre, per proteggere le celle dagli agenti atmosferici vengono protetti ulteriormente da una lastra di vetro temperato e da una pellicola costituita da polimeri. Circa l’80% di un pannello fotovoltaico è dunque costituito da vetro, il 10% è di alluminio, usato per la cornice del pannello, e solo il 5% è costituito dal silicio delle celle; mentre il 4% iè costituito da polimeri e il restante 1% è costituito da altri materiali.
Tutto facilmente riciclabile come detto. Il fatto è che nei pannelli fotovoltaici vi sono anche quantità di piombo e cromo che, se non opportunamente smaltiti, potrebbero finire nei terreni, nelle falde freatiche e quindi nell’acqua potabile. Se è vero che vengono prodotti circa 80 kg di rifiuti per ogni kilowatt di potenza, e ipotizzando dunque per i pannelli una durata di 25 anni, la quantità di rifiuti fotovoltaici che l’Italia si troverà a dover affrontare tra una decina di anni corrisponde a quasi 1,5 milioni di tonnellate.
Un possibile ulteriore problema è quello inerente la provenienza geografica dei pannelli: solo meno del 10% del totale installato in Italia è di produzione nostrana, un 50% arriva da altri Stati europei, mentre il resto è di provenienza cinese. Chi si occuperà dello smaltimento? Lo Stato di produzione o di utilizzo? E chi ne saranno responsabili, lo Stato o gli utenti finali?
E poi, lo smaltimento chissà quanto costerà !!! L’eternit ce lo insegna!!!
Bene. Ai miei clienti offro anche questa garanzia. Ogni pannello installato è già comprensivo di smaltimento a fine vita dell’impianto (tra 30 anni o più…). Per il bene dell’ambiente, per il bene dei nostri figli e per non trovarsi spiacevoli e costose sorprese!
In questo articolo ho già approfondito l’argomento. Leggilo.
Per una consulenza specifica, un sopralluogo gratuito questi sono i miei contatti.