SOLO 12 ANNI PER SALVARE IL PIANETA

Se non facciamo oggi subito qualcosa… sarà la fine. Non puoi non prendere la cosa sul serio e non pensarci adesso!

Il problema del surriscaldamento globale lo abbiamo preso troppo sotto gamba. E credo che molti di noi ancora non si rendano conto di quello a cui stiamo andando in contro. Se egoisticamente pensavi: “ci penseranno le generazioni future” sappi che non sarà così e che la tua attuale esistenza è in pericolo. Quindi almeno egoisticamente per te se non pensi alle generazioni future fermati a pensare al problema! Il termine ultimo per fare qualcosa per salvare il Pianeta è più vicino di quanto avevamo pensato. Secondo quanto emerge dal rapporto dell’ONU-IPCC “Riscaldamento globale a 1,5 gradi”, discusso a Incheon in Corea del Sud a fine 2018, se continuiamo così, già nel 2030 supereremo gli 1,5 gradi di temperatura dovuti al riscaldamento globale fissati come limite massimo dagli accordi di Parigi.

Ma vediamo nello specifico, perché 1,5 °C forse non ti dice nulla ed anzi magari pensi che potrai fare il bagno una settimana in più all’anno. Sveglia! Cosa rischiamo che accada? L’aumento di 1,5 °C della temperatura comporterebbe, per esempio, un aumento significativo delle ondate di calore, in particolare ai tropici. Ma non è finita. A questa temperatura, meno di un terzo della barriera corallina sopravvivrebbe. E se si dovesse andare oltre, sfiorando i 2 gradi di aumento della temperatura? Gli effetti sarebbero catastrofici: il 13% degli ecosistemi del pianeta verrebbero meno. Si innescherebbe così una metamorfosi dcosìi  ampie dimensioni che difficilmente l’ecosistema riuscirebbe ad adattarvisi.

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) – 91 ricercatori da 44 paesi, che hanno esaminato 6.000 studi in materia – ritiene che evitare che tutto ciò accada è ancora possibile. A patto che iniziamo, tutti, ad impegnarci seriamente in tre direzioni:

1. tagliando le emissioni di gas serra, per esempio passando a energie rinnovabili e all’utilizzo massiccio di veicoli elettrici,

2. rimuovendo la CO2 già presente in atmosfera potenziando la riforestazione, la cattura e lo stoccaggio del carbonio,

3. riducendo l’impronta ecologica della nostra alimentazione

Parlando di numeri: per evitare di superare i limiti fissati dall’accordo di Parigi dovremmo iniziare subito a ridurre drasticamente, almeno del 49%, le emissioni e ad assorbire la CO2 esistente nell’atmosfera. In altre parole: dimezzare le emissioni da fonti fossili spingendo molto di più l’utilizzo di fonti rinnovabili come il solare.

Abbattere l’utilizzo delle fonti fossili è dunque centrale per salvarci da questo pericolo imminente, e in questo ambito la gestione del riscaldamento domestico è un aspetto decisivo. Secondo quanto era emerso un anno fa da uno studio del Politecnico di Milano condotto in 64 città italiane, il 64% della produzione di anidride carbonica deriverebbe proprio dai sistemi di riscaldamento degli edifici. Il traffico impatterebbe per il 10% e le attività industriali per il 26%.

Per chi crede inoltre che la legna o il pellet siano fonti di energia pulita sarebbe interessante leggere la ricerca italo-irlandese pubblicata in queste settimane su Nature Sustainability e condotta nell’area urbana di Dublino, il 70% del PM1 (i particolati ultrasottili e quindi più pericolosi per la nostra salute) proviene dall’utilizzo di lega e torba, contro il 30% rappresentato dagli altri combustibili, anche se solo il 10% dei dublinesi utilizza la legna e la torba come fonti di riscaldamento.

Ognuno di noi può fare qualcosa di concreto per invertire la rotta e il primo passo può essere proprio la scelta di rendere la tua casa sostenibile e al tempo stesso efficiente ed etica.

Vuoi sapere cosa puoi fare tu in concreto? Vuoi sapere quanto ti costerà fare qualcosa in concreto? Vuoi sapere come ridurre la tua impronta ecologica? Vuoi sapere come farlo senza dover smobilitare risorse? Un passo alla volta è possibile farlo. Eugenio lo fa e lo dice da anni. E come lui tanti miei clienti che hanno iniziato con il fotovoltaico per poi passare ai sistemi ibridi, alle pompe di calore ed anche alla mobilità elettrica.

Spesso il limite è la conoscenza. Cioè non si conosce quello che si può fare, non ci si fida e quindi si rimanda. Ma il tempo del rimandare è finito. Devi fare qualcosa adesso per casa tua per i tuoi figli, per la tua e la loro salute. Il pianeta che abiti e che maltratti è casa tua.

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FOTOVOLTAICO ED ACCUMULO: LE STATISTICHE DI DICEMBRE 2018 AUTOSUFFICIENZA AL 43,72%

Caro lettore, innanzitutto buon anno. Ti auguro che sia ricco di sole, ecologia e risparmi. Ecco il file riepilogativo con le statistiche ed i rendimenti (per il mese di dicembre 2018) dell’impianti fotovoltaico con accumulo Tesla Powerwall2 che sto tenendo monitorati mensilmente. Vediamo le novità e le osservazioni di questo mese:

L'immagine mostra i dati di ogni impianto fotovoltaico con accumulo attualmente monitorato a fini statistici per www.risparmiobollette.it . Attualmente sono 25 gli impianti monitorati. Sono tutti impianti di accumulo Tesla Powerwall 2 su fotovoltaici esistenti o su impianti nuovi realizzati assieme all'accumulo
L’immagine mostra i dati di ogni impianto fotovoltaico con accumulo attualmente monitorato a fini statistici per www.risparmiobollette.it . Attualmente sono 25 gli impianti monitorati. Sono tutti impianti di accumulo Tesla Powerwall 2 su fotovoltaici esistenti o su impianti nuovi realizzati assieme all’accumulo
  1. Ci sono dei nuovi impianti monitorati che ci permettono di ampliare il campione statistico.
  2. Ho aggiunto ulteriori specifiche nelle descrizioni delle case e dei relativi impianti monitorati (tipo di riscaldamento pdc- hybrid system – casa totalmente elettrica etc…)
  3. Ho aggiornato la resa media (calcolata sul periodo dal quale l’impianto è monitorato. Anche la data di inizio monitoraggio è segnalata).
  4. L’autosufficienza energetica media del mese è del 43,72%
  5. Gli impianti installati in collina (anche leggermente sopra la pianura padano veneta) hanno un rendimento invernale decisamente migliore. Il maggior rendimento dipende dalla minore presenza di nebbie dense e dalla minore presenza di cappa (smog) dovuta al funzionamento degli impianti di riscaldamento.
  6. Nei mesi invernali gli impianti installati su tetti o coperture molto pendenti 35-45 gradi, hanno un rendimento molto più elevato a parità di potenza rispetto ad impianti con inclinazione inferiore ai 20 gradi (si veda il rendimento eccezionale dell’impianto numero 18). Maggior rendimento del fotovoltaico significa poter sfruttare di più e meglio il sistema di accumulo che permette così di coprire anche giornate poco soleggiate e funge quindi da “ampio polmone” per sopperire al meteo invernale poco favorevole al fotovoltaico.
  7. I dati registrati sui tetti molto pendenti fa ben sperare per le nuove installazioni su parete o su balcone che alcune “soluzioni architettoniche moderne” stanno proponendo. L’ideale in questo caso sarebbe avere un impianto fotovoltaico un po’ più ampio con diverse pendenze ed orientamenti per coprire il “consumo basale” dell’immobile in ogni stagione.