REVAMPING FOTOVOLTAICO: MIGLIORARE GLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI ESISTENTI

Gli esempi che ti farò qui saranno inerenti ai piccoli impianti residenziali. Questo perché se posso avere un vantaggio anche per i piccoli impianti, di sicuro posso riproporre il medesimo progetto anche su impianti più grandi aumentandone il vantaggio.

L’anno scorso sono stato contattato da Andrea che abita nella provincia di Verona. Aveva già da anni un impianto fotovoltaico fatto con un’azienda che oggi non è più sul mercato. Mi dice che da qualche settimana l’inverter non da segni di vita. Mi chiede come sia possibile risolvere il problema. Effettuiamo un sopralluogo e l’inverter effettivamente è andato. Un medesimo modello sul mercato non è più disponibile e quelli simili non sono aggiornati alla normativa CEI 021. Pertanto cosa possiamo fare? 

1)mettere un nuovo inverter. Pagare prodotto, lavoro, pratica di cambio inverter al gse, al tutto aggiungere l’iva al 22% (e mettercela via). 

2)Possiamo utilizzare il revamping fotovoltaico. Andiamo cioè a migliorare l’impianto esistente. La potenza nominale rimane ovviamente la stessa ma andiamo ad installare un inverter solaredge con ottimizzatori di potenza. Questo intervento, sicuramente più costoso del precedente in pratica mi costerà come l’altro ma mi darà un impianto decisamente più performante (nel suo caso abbiamo visto un aumento di produzione che va dal 12 al 14%). E perché mi costerà uguale? Perché l’iva sarà al 10%. Perché potrò detrarlo fiscalmente al 50% grazie al revamping.

Inoltre avrò un sistema di monitoraggio ed un controllo singolo su ogni pannello.

L’inverter che abbiamo installato è inoltre già predisposto per fungere da colonnina di ricarica per una eventuale necessita di ricaricare un’auto elettrica 

Con Andrea abbiamo anche proceduto contemporaneamente all’installazione di un Tesla Powerwall2 per poter immagazzinare l’energia non auto consumata dal proprio impianto.

Se anche tu hai già un impianto fotovoltaico e vuoi renderlo più performante (aumentando così il contributo che ricevi dal GSE) mi puoi contattare per verificare se e cosa sia possibile fare per migliorare il tuo impianto.
Ti ricordo inoltre che gli inverter non sono eterni e che nel momento in cui l’inverter inizierà a fare le bizze o salterà del tutto, sarà il caso di avere le idee ben chiare su quello che si desidera fare.

IL NOLEGGIO OPERATIVO PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI

Alcune aziende si stanno già avvalendo del sistema del “noleggio operativo” per alcuni macchinari necessari alla propria attività. Ma in cosa consiste questa opportunità per le aziende? Come dice il nome è un noleggio a medio/lungo termine che permette di utilizzare delle attrezzature senza doverle acquistare.

Oggi le aziende possono utilizzare questa formula anche per quanto concerne i sistemi per il risparmio energetico e l’efficientamento degli immobili. (vedasi fotovoltaico – pompe di calore – sistemi di accumulo, ad esempio).
Come funziona?

Si progetta l’impianto fotovoltaico (o più genericamente il progetto di risparmio energetico) e lo si installa. L’azienda invece id pagarlo subito o di chiedere un leasing, sottoscrive un noleggio mensile (comprensivo anche di manutenzione straordinaria) che può durare da 1 a 5 anni. Ovviamente l’importo del noleggio varierà in funzione della durata del contratto di noleggio. Alla fine del tempo stabilito con una minimo importo (3% del totale) è possibile anche riscattare l’impianto.

Ma quindi quali sono i vantaggi del noleggio operativo che ai più può sembrare simile ad un leasing?
  • L’azienda può usufruire da subito dell’impianto pagando mensilmente il noleggio ed utilizzando i fondi risparmiati dal mancato consumo energetico. Non deve pertanto utilizzare risorse proprie e/o immobilizzare capitale;
  • Il canone di noleggio è interamente deducibile nel corso dell’esercizio fiscale in cui è sostenuto (non come il leasing dove si possono detrarre i 2/3 dell’ammortamento ordinario));
  • Il noleggio Viene iscritto a bilancio alla voce “spese correnti” ed è quindi interamente detratto nell’anno. Non crea ammortamento e non necessita di iscrizione nel libro cespiti;
  • Le quote mensili del noleggio non impattano sull’Irap;
  • La durata del noleggio la sceglie l’azienda (max 5 anni per alcuni prodotti e 3 anni per altri) ed è parametrica al risparmio energetico (pertanto si ripaga almeno in parte con risorse che sarebbero comunque spese)
  • Attraverso la progettazione iniziale ed il bilanciamento dell’impianto sul consumo energetico aziendale è possibile avere dei costi certi per tutta la durata del contratto (canone fisso); il canone è unico e all inclusive (comprende anche eventuali costi di manodopera straordinaria ed assicurazione all/risk);
  • Il noleggio non risulta come esposizione finanziaria e pertanto non va ad incidere sul rating aziendale (non vi è nessuna segnalazione alla centrale rischi);
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INTERESSANTE SERVIZIO DI REPORT SULLE AUTO ELETTRICHE E LE BATTERIE AL LITIO

Vi segnalo un approfondito servizio di lunedì sera di Report (rai 3) che potete vedere integralmente sul sito ufficiale della trasmissione cliccando su questo link o sulla foto a fianco. Il servizio è interessante perché mostra come la tecnologia inerente la mobilità ed il motore endotermico stia perdendo sempre e più terreno rispetto al “nuovo che avanza”. Di recente al Salone di Ginevra sono state moltissime le novità presentate in ambito elettrico.  Ed il nuovo sta avanzando davvero velocemente.

Non sarà facile, perché il passaggio è complesso. Sarà complesso ammodernare la rete, sarà difficile avere una copertura omogenea e fornire servizi di ricarica efficienti. E sarà complesso anche convertire l’indotto (soprattutto le officine di riparazione) che segue e che si “ciba” della manutenzione necessaria al motore a scoppio (vedasi tagliandi – ricambi).

Non voglio e non posso fare previsioni in merito alle tempistiche.

Di certo c’è che tantissime realtà automobilistiche si stanno muovendo in modo deciso in questa direzione parlando addirittura di eliminazione della tecnologia diesel dal 2019. Un passaggio intermedio potrà essere l’ibrido. Dove le persone si renderanno conto della possibilità di muoversi inquinando meno. Quello di cui sono sicuro è che siamo spettatori (e qualcuno è già anche attore) di un cambiamento epocale.

E non sono solo le aziende automobilistiche a muoversi in questa direzione.

Nell’ultimo articolo abbiamo visto come anche aziende che si occupano di energie rinnovabili si stiano muovendo per mettere a catalogo sistemi di ricarica domestica che permettano di rendere routine la ricarica dell’auto.

Può sembrare tanto strano oggi ricaricare l’auto a casa collegandola ad una presa di corrente come se fosse un telefonino, ma vi ricordate la vostra vita prima dell’avvento del cellulare? Avreste mai pensato che sarebbe cambiata in questo modo?

A favore o contro, poco importa. Tutto procede. E le indicazioni sono che si stia andando spediti verso l’elettrico anche per l’automotive e non solo per quanto concerne “l’alimentazione” delle abitazioni (qui trovi un articolo in merito che avevo scritto proprio sull’argomento). 

 

 

SOLAREDGE PENSA ALLA RICARICA DOMESTICA PER LA MOBILITA’ ELETTRICA

Il prodotto era stato presentato in anteprima nel corso del 2017. Ancora però non era stato messo in produzione. Ebbene, ora è in produzione e pertanto tra poco sarà disponibile sul mercato il nuovo accessorio di solaredge per gli inverter monofase (fino a 6 kwp) della serie H.

Ho avuto la possibilità di toccarlo con mano nei giorni scorsi nel corso di una tappa dell’Innovations Tour 2018 di Solaredge tenutasi a Padova.

Anche questa volta non posso che complimentarmi con quest’azienda. Sono infatti sempre molteplici ed interessanti le soluzioni che propone per integrare la produzione fotovoltaica con i bisogni specifici del singolo utente. Nei prossimi articoli andrò ad affrontare altri interessanti sviluppi applicativi per l’utilizzo della produzione fotovoltaica nonché per la massimizzazione (o in questo caso sarebbe più opportuno dire “ottimizzazione”) dell’autoconsumo domestico.

Questo sistema è integrabile con (quasi tutti – sono infatti esclusi i primissimi esemplari 2017) gli inverter hd wave già installati. Permette di poter utilizzare al meglio l’impianto fotovoltaico per la ricarica dell’auto elettrica. In particolare permette di poter accelerare i tempi di di ricarica sfruttando contemporaneamente la produzione dell’impianto fotovoltaico nonché quella della rete senza dover aumentare ulteriormente la potenza del proprio contratto col fornitore di energia elettrica.

La modalità descritta prende il nome di Solar Boost e permetterà di caricare l’auto 2 volte e mezza più velocemente rispetto al caricatore standard (base) in dotazione all’auto. L’inverter HD Wave di SolarEdge, una volta integrato con un caricabatterie EV, oltre a fornire  la gestione e il monitoraggio esistenti dell’impianto fotovoltaico ottimizzato e quindi di tutta la produzione solare (modulo per modulo), nonché della batteria (se presente),  consentirà anche la ricarica EV dalla stessa piattaforma di inverter e monitoraggio.

solaredge tour 2018La soluzione combinata offrirà notevoli risparmi sui costi sia hardware che di manodopera, eliminando la necessità di ulteriori lavori (e costi) di elettricisti, nonché l’ installazione di cavi e interruttori.

Un’ottima notizia visto l’interesse che la mobilità elettrica sta suscitando nel pubblico italiano. Quindi, chi ha già un inverter hd wave installato sa che potrà usufruire di un sistema plug and play per la ricarica elettrica del proprio mezzo. Per chi invece deve installare un nuovo impianto fotovoltaico questo è un ulteriore incentivo alla scelta del prodotto che all’unanimità è considerato il top di gamma.

E tu devi scegliere un impianto fotovoltaico? Ti serve aiuto e non sai quali prodotti fanno al caso tuo?

Vuoi essere sicuro di avere una consulenza precisa, sempre aggiornata sulle novità di mercato?

Vuoi unire ad una consulenza specifica dei  prodotti top di gamma, qualità di installazione e prezzi sempre mirati al rapporto qualità/prezzo?

Ecco i miei contatti. 

Buon sole e buon risparmio!

 

FOTOVOLTAICO: INSTALLAZIONE SU TETTO PIANO

supporti tetto wurthNel mio ultimo articolo ho voluto porre l’attenzione sull’importanza di affidarsi ad aziende competenti che utilizzano sistemi di installazione certificati e materiali di qualità. La scelta del tipo di installazione inoltre non è un processo banale. A seconda della tipologia di copertura si possono utilizzare diversi accorgimenti.

Oggi andiamo ad analizzare un’installazione su tetto piano. Questo tipo di installazione a  livello tecnico è più semplice rispetto ad ‘un’installazione su tetto a falda perché si lavora su una superficie piana che si presume più stabile.

Ma quali sono gli accorgimenti da utilizzare per far sì che un’installazione su tetto piano sia anche un’installazione sicura nel tempo?  E cosa intendo per sicura? Intendo sicura per l’immobile e che cioè non danneggi la struttura portante del tetto, non crei danno a livello di possibili infiltrazioni e che al contempo non vada a rovinare gli equilibri di coibentazione della copertura. Ed al contempo deve essere sicura per chi vive nell’immobile e per chi ci passa a fianco.

Su un tetto piano (o leggermente inclinato 0-5°) è fondamentale non andare a forare la copertura del tetto. Se infatti come abbiamo visto qui su un tetto inclinato posso utilizzare dei sistemi che mi permettono di essere sicuro al 100% di proteggere la mia installazione contro le infiltrazioni, nel caso di tetto piano devo prevedere la possibilità che l’acqua indeterminate situazioni possa stagnare, creando anche delle micro pozzanghere che possono piano piano mettere alla prova le sigillazioni eseguite sul tetto a seguito di fori.

Ma allora qual è la soluzione migliore?

Si deve cercare di non forare. Pertanto si deve trovare un sistema alternativo per far sì che il pannello possa stazionare sul tetto senza essere fisicamente agganciato alla copertura. In questo caso ci vengono a supporto i sistemi certificati per tetto piano che fungono sia da cavalletti che da zavorre. Il miglior prodotto oggi sul mercato è sicuramente il sistema “sunballast”. Le sue strutture di supporto sono infatti testate e certificate nella galleria del vento e si adattano a diverse tipologie di copertura e di installazione. Con questi sistemi è possibile per chi progetta l’impianto decidere anche l’angolazione del supporto (che mette il pannello più o meno inclinato). A maggiore angolazione sarà necessario ovviamente un peso maggiore della zavorra per contrastare l’eventuale sollecitazione del vento (c.d. effetto vela).

supporti tetto piano fotovoltaicoQui si capisce anche la differenza tra un installatore improvvisato ed un installatore che utilizza una progettazione garantita ed efficace anche nelle peggiori situazioni atmosferiche. Ho visto infatti installazioni su tetto piano realizzate con dei cavalletti in metallo e dei mattoni (sì hai letto bene mattoni) come zavorre. I mattoni si posso no spostare col vento o a seguito di sollecitazioni del vento sul cavalletto. Spostandosi ovviamente compromettono tutta la solidità della struttura nonché l’equilibrio di tutto l’intervento realizzativo.

Obiezione dell’utente “Eh, ma chissà quanto costa tutto questo lavoro extra. Io ho un budget entro cui stare, io faccio l’impianto per risparmiare. Non si può sempre pensare al peggiore dei casi, non sarò mica così sfortunato”. Chi progetta e vende un impianto si deve prendere carico di questi costi progettuali. Io il progetto ed il dimensionamento del prezzo lo do compreso nel prezzo e pertanto non è un costo. E come seconda cosa, i supporti di questo tipo non sono costosi come credete.

Stiamo parlando di 100/150 euro al kwp. (quindi 300/450 euro in più per un 3 kwp ad esempio)

Sai che nei miei articoli trovi già i prezzi dei vari interventi. Ritengo infatti che è vero che ogni installazione va vista nello specifico, ma è anche vero che un’indicazione di massima non deve mai mancare. Informare le persone significa renderle più consapevoli di quello di cui hanno bisogno nonché più tranquille nel processo decisionale che le porta ad entrare nel mondo del risparmio e delle energie rinnovabili.

garanzia 100%Qui puoi trovare massima trasparenza ed efficienza per un’installazione concorrenziale ma nel rispetto di tutti i crismi installativi. Perché il tuo impianto sul tuo tetto ci deve stare per almeno 30 anni. E ci deve stare in sicurezza e senza arrecare nessun danno a cose o persone. E come sempre qui vige la regola. soddisfatto o rimborsato!

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I SISTEMI DI STAFFAGGIO PER IMPIANTI FOTOVOLTAICI

Durante le consulenze  in tema di risparmio energetico vedo che si pone spesso molta attenzione sul brand di alcuni prodotti (pagandoli anche troppo a volte) e poi invece si tende a risparmiare su delle parti dell’impianto che sono invece molto importanti in termini di sicurezza.

Oggi Ti parlo dello staffaggio con il quale l’impianto fotovoltaico viene “ancorato” al tetto.

Di sistemi di aggancio al tetto ce ne sono moltissimi. Basti pensare che aziende come Wurth (parliamo del top di gamma), hanno oltre 100 soluzioni installative diverse  che dipendono dalla varie combinazioni possibili.

Il perché si tenga poco presente questa parte dell’acquisto è evidente. E’ qualcosa che non si vede e che pertanto si da come parte indistinguibile dell’impianto e mera componente strumento utile alla sola realizzazione del lavoro finito. Della serie un tipo vale l’altro. Io invece ci tengo affinché il cliente possa vedere, toccare con mano, percepire la qualità dei materiali e la cura installativa che richiedo.

Il perché  sarebbe (uso il condizionale perché come detto sopra spesso ciò non viene fatto) importante valutare cosa, come, quando e perché è indispensabile utilizzare installatori competenti che utilizzano materiali di qualità e che installino con calma e precisione te lo spiego io.

Cosa succede se si utilizzano materiali economici ? Succede che deperiscono. Succede che arrugginiscono. Succede che ossidano. Succede che tra 20 anni quando vorrai svitare una qualsiasi vite, la stessa ti rimarrà in mano.

Cosa succede se il lavoro viene fatto in velocità? Succede che non vengono mantenuti degli standard di qualità e di precisione che permettano di avere un’installazione ottimale ed anche esteticamente impeccabile.

Cosa succede se si utilizza il sistema più veloce ma meno performante per la “sigillazione” del tuo tetto? Succede che (magari non subito), ma nel corso degli anni si crea qualche infiltrazione alla quale dovrai mettere costosamente mano.

Quando ti affidi ad un’azienda piuttosto che un’altra prova a chiedere al tuo consulente se è in grado di spiegarti che tipo di installazione ti verrà fatta. Prova a chiedere che materiali verranno utilizzati. Anche questa componente dell’impianto è importante per il corretto funzionamento di tutto l’impianto e per la resa dello stesso nel tempo.

E se non vuoi avere sorprese in merito cerca di affidarti a persone che conoscono quello che ti stanno offrendo e che sono in gradi di dimostrarti nello specifico come deve essere realizzato un impianto a regola d’arte.

Perché se credi che un professionista ti costi molto (cosa che spesso non è vera tra l’altro, perché la professionalità dovrebbe essere insita nel servizio!!!), non hai idea di quanto ti costerà un incompetente 😉

I PANNELLI FOTOVOLTAICI E LA NEVE

neve pannelliIn questi giorni di freddo polare dove il tanto temuto “Burian” ha raggiunto l’Italia è sceso anche qualche fiocco di neve sul nord. In altre zone dello Stivale in realtà di neve ne ha fatta anche troppa.

Ma cosa succede quando la neve si posa sui pannelli fotovoltaici sul tetto? La prima cosa che si può riscontrare è ovviamente una minore produzione dell’impianto. Infatti, a seconda di quanta neve scende, il pannello diminuisce drasticamente le proprie capacità di recepire luminosità.

In questi casi, quando solo una parte dell’impianto è coperta dalla neve possono essere d’aiuto gli ottimizzatori di potenza. Infatti, capita spesso di vedere alcune parti del tetto più sgombre di altre dalla neve. I motivi possono essere molteplici. Per esempio può essere che su alcune zone del tetto il sole batta in maniera più forte. Potrebbe anche esserci  un camino vicino e che pertanto una parte del tetto sia più calda rispetto ad un’altra.

E dopo che la neve si è posata? Cosa succede? Il pannello si rovina? Si deve fare qualcosa? No, non serve fare nulla. La neve dopo poche ore/giorni, a seconda della temperatura ovviamente se ne andrà da sola ed anzi, contribuirà a dare una “lavata” ai pannelli.

Gli unici problemi che ci possono essere sono nelle case di montagna, laddove i tetti sono molto pendenti, ma non perché i pannelli si possono rovinare, ma bensì perché i naso di neve caduta in abbondanza possono causare la caduta sulla strada e quindi su cose/persone di grosse quantità di neve. Questo succede perché non appena il primo strato di neve a contatto con il pannello (liscio) si scioglie, innesca un effetto (valanga) e libera il pannello del carico di neve. Ma in tetti di questo tipo vengono installati appositi fermi che non permettano lo slittamento improvviso di grosse masse di neve a terra.

Quindi, abbiate solo pazienza, la neve presto si scioglierà (entro pochi giorni) e l’impianto rientrerà nuovamente a pieno regime.